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Il Sud?: Locomotiva d’Europa

Dopo gli incontri a Montecitorio torna a riunirsi in Puglia l’intergruppo parlamentare Sviluppo Sud. L’incontro alla reggia di Portici ha visto presenti 40 tra Deputati e Senatori e più di 90 tra professionisti e rappresentanti delle Istituzioni locali e del mondo della cultura.

Parola d’ordine dell’evento: far ripartire il Sud, in modo che diventi una risorsa, “la locomotiva d’Europa”.

I vari esponenti dell’intergruppo da noi intervistati concordano sul fatto che il Sud debba recuperare quel Gap storico che la separa dal Nord e dal resto d’Europa, e che per farlo debba essere messo al centro di scelte strategiche fondamentali.

Dall’incontro, scaturisce l’intenzione delle varie fazioni politiche che compongono “Sviluppo Sud” di mettere a punto progetti e proposte importanti in modo tale che i soldi del PNRR vengano ben spesi, e che il Sud possa essere l’epicentro di progetti di sviluppo futuri e concreti.

Interessante, la proposta legislativa scaturita dall’intergruppo e relativa alla valorizzazione delle isole minori e in merito all’equità territoriale di cui ci parla l’On. Alessandro Caramiello, presidente dell’intergruppo.

On. come intendete garantire l’equa redistribuzione delle risorse?

Con lo stesso meccanismo di riparto utilizzato dall’Unione Europea per suddividere i circa 800 miliardi del Recovery Fund tra gli Stati Membri.: in base alla numerosità della popolazione, all’inverso del prodotto interno lordo (PIL) pro capite e al relativo tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro.

Chiediamo poi che lo sviluppo socioeconomico di un’area non si misuri soltanto in termini di crescita del PIL e/o di altri indicatori prettamente economici, nell’ottica concreta di un’equa distribuzione delle risorse ordinarie statali a favore delle regioni meridionali, abbiamo aggiunto, accanto ai precedenti criteri, l’indice di sviluppo umano (ISU).

Cos’è L’ISU, può spiegarci meglio?

L’ISU è un indice comparativo dello sviluppo dei vari territori, calcolato annualmente tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vitaistruzione e del reddito nazionale lordo pro capite, che è  divenuto uno strumento standard per misurare l’effettivo benessere di un paese e, all’interno di questo, come nel caso dell’Italia,  delle sue regioni.

In sostanza, con la proposta di legge sull’equità territoriale intendiamo  fare un passo in avanti e modificare la clausola del 34%, prevedendo che il riparto non avvenga più considerando solo il criterio della ‘numerosità della popolazione residente nel Meridione’, che non garantisce la necessaria equità nel corretto riparto delle risorse, ma  si  applichino  anche le ulteriori 2 variabili, tra l’altro già considerate da Bruxelles per il riparto del Recovery Fund tra gli Stati Membri, nonché , come ho detto, introdurre un nuovo e più appropriato criterio, costituito dall’ISU che tiene conto  anche di elementi di natura qualitativa.